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Thomas Koch, Konrad-Adenauer-Stiftung

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Discorso della Cancelliera Merkel nell'ambito dell'evento “Politica estera e di sicurezza nella presidenza tedesca del Consiglio europeo”

Fondazione Konrad Adenauer, 27 maggio 2020

Tra poche settimane, la Germania assumerà la presidenza del Consiglio dell'UE. Le aspettative della futura presidenza sono alte.

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Egregia Signora Ambasciatrice, Cara Signora Descôtes,

 

Egregio Signor Presidente, Caro Norbert Lammert,

 

Caro Johann Wadephul,

 

Egregio Signor Huotari,

 

Signori e Signore,

 

che sedete sparsi nella Fondazione Konrad Adenauer, ma che ci seguite anche tramite la diretta streaming,

 

quando la Fondazione Konrad Adenauer ha programmato l'evento che si svolge oggi, il mondo era ancora un altro. Un nuovo decennio era appena iniziato; e a un tale punto di partenza si unisce sempre la speranza per più pace, stabilità e prosperità nel mondo. Solo poche settimane fa, gli Stati membri della zona euro si trovavano in una fase di solida crescita economica. La Germania si stava dirigendo verso il sesto anno consecutivo di bilancio federale in pareggio. Con grande ovvietà, i cittadini dell'Unione europea viaggiavano tra le frontiere interne dello spazio Schengen, per motivi lavorativi o privati, senza controlli alle frontiere, senza mascherina.

Solo fino a poche settimane prima dell’emergenza sembrava inconcepibile che solo poco tempo dopo le democrazie liberali si sarebbero ritrovate ad adottare misure di ampia portata in termini di limitazione delle uscite e dei contatti, che anche in questo Paese hanno rappresentato il punto di svolta più drastico nei riguardi delle libertà civili dei cittadini e delle cittadine sin dalla nascita della Repubblica federale di Germania. Queste decisioni sono state tra le più difficili di tutto il mio intero mandato come Cancelliera della Repubblica federale di Germania. Perché questo virus è e rimane un affronto alla democrazia.

La pandemia di coronavirus ha stravolo il nostro mondo, così come i programmi relativi alla presidenza tedesca del Consiglio dell'UE, che dal 1º luglio assumeremo per sei mesi, come previsto dalla turnazione. La gestione della crisi si è posta in questo momento al centro dell'attenzione. Vogliamo comunque continuare a perseguire le priorità e i temi legati al futuro finora pianificati, con particolare attenzione nei riguardi del modo in cui la nostra economia possa ricostituirsi in un'ottica climatica neutrale, sul modo di poter promuovere la digitalizzazione e di rafforzare il ruolo dell'Europa come ancora di stabilità nel mondo. La pandemia di coronavirus ci mostra come dei cambiamenti fondamentali e profondi ci sfidano in un lasso di tempo relativamente breve a prendere decisioni con delle conseguenze a lungo termine.

Vorrei ringraziare la Fondazione Konrad Adenauer per avermi invitata a questo evento, il quale offre l'opportunità di classificare questi sviluppi di profonda trasformazione anche nell'ambito della politica estera e di sicurezza. Questa classificazione, cui grazie all'evento di quest'oggi vi dedicate, è anche per questo motivo così importante, perché di certo in queste esigenze così contrastanti dobbiamo pensare e agire in un’ottica politica.

Da una parte siamo tutti tenuti in questo modo ad attenerci a disposizioni sul contatto tra persone e sulla distanza minima da mantenere tra parenti e amici, conoscenti e colleghi, con i quali non viviamo sotto lo stesso tetto, e quindi a poter garantire un atteggiamento di protezione verso gli altri attraverso il mantenimento della distanza. Dall'altro lato, in questa crisi è assolutamente decisivo che la famiglia europea si trovi a essere ancora più vicina. Perché il virus non conosce confini; e quindi la nostra risposta in quanto Unione europea non deve fermarsi ai confini degli Stati nazionali. Dobbiamo aiutarci l'un l'altro, ove ciò sia possibile. Perché sappiamo che la Germania può stare bene nel lungo termine solo se anche l'Europa sta bene. E, al contrario, è un bene anche per l'Europa se la Germania è economicamente e politicamente forte.

Nonostante tutte le incertezze con le quali ci vediamo confrontati, una cosa mi è già chiara: l'Europa può uscire dalla crisi più forte di quanto era quando vi è entrata. Per poter essere all'altezza di questa affermazione, per me vale un principio guida, ossia: coesione europea e solidarietà europea, specialmente in questa pandemia. Sarà il principio guida della gestione comunitaria della crisi e al contempo finalizzata agli obiettivi futuri a caratterizzare la presidenza tedesca del Consiglio dell'UE.

All'inizio della pandemia, la solidarietà si è mostrata essenzialmente come sostegno pratico e veloce, poiché bisognava fornire attrezzature mediche ai partner europei particolarmente colpiti, accogliere pazienti gravemente malati provenienti da questi stessi paesi e riportare in patria molti cittadini tedeschi e di altri paesi europei, in un'azione di rimpatrio senza precedenti.

Per una ripresa economica sostenibile, la quale garantisca anche convergenza e coesione, c'è bisogno ovviamente di molto di più. Abbiamo bisogno di uno sforzo straordinario come risposta a questa eccezionale sfida. Le proposte che il presidente francese Emmanuel Macron e io abbiamo presentato alcuni giorni fa servono anche a questo scopo. Oggi la Commissione europea ha aggiunto la sua proposta. Sono contenta delle successive consultazioni che ci saranno con i capi di Stato e di governo dell'UE, in cui Germania e Francia agiranno insieme e in modo finalizzato agli obiettivi.

Care signore e cari signori, desidero però di più. Vorrei infatti che l'Unione europea mostri solidarietà proprio in questi tempi di crisi anche a livello globale, e che si assumi maggiori responsabilità. La pandemia intensificherà i conflitti e i problemi esistenti in molti luoghi, rappresentando anche una prova di stress per l'azione dell'Unione europea negli ambiti di politica estera e di sicurezza. Dovremo quindi essere ancor più in grado di rappresentare, nel mondo, quei valori per i quali ci troviamo all'interno dell'Unione europea: solidarietà, democrazia, libertà e tutela della dignità di ogni individuo. Questo vale anche in merito alla nostra collaborazione con i nostri partner globali, che potrebbero essere ancora più colpiti di noi dagli effetti della pandemia di coronavirus.

Durante la presidenza, la nostra attenzione sarà rivolta da un lato verso l'interno, poiché le ristrettezze finanziarie e la ricostruzione delle nostre economie ci mettono davanti a scelte difficili. D'altra parte, tuttavia, dovremmo sempre prestare attenzione a quanto sia importante il nostro impegno globale, soprattutto nella situazione attuale.

Negli ultimi anni l'Europa si è guadagnata la reputazione di partner affidabile, per esempio come partner di fiducia nei forum internazionali, ma anche in merito alla questione iraniana, nelle missioni civili in Ucraina o nelle missioni di addestramento in Mali. Dobbiamo prendere spunto da tutto ciò. È infatti nel nostro interesse europeo poter rappresentare un'ancora di stabilità proprio in un mondo così destabilizzato. L’Unione europea come progetto tra singoli Stati è per sua natura sostenitrice di una convivenza multilaterale basata su delle regole. E questo, in un contesto di crisi, lo è più che mai.

Una conferenza dei donatori avviata dalla Commissione europea ha recentemente dimostrato che noi, in quanto Unione europea, possiamo porci a capo di uno sforzo globale. In tale contesto sono stati raccolti 8 miliardi di dollari statunitensi per lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di vaccini, terapie e strumenti diagnostici. Germania e Francia, con la loro partecipazione, hanno dato un contributo eccezionale a tutto ciò.

Considero la nostra presidenza tedesca del Consiglio dell’UE un'opportunità per potenziare ulteriormente l'Europa come forza solidale, efficiente e determinante, che si assume la responsabilità per garantire pace e sicurezza nel mondo.

In questo contesto, ad esempio, le relazioni europee con la Cina saranno tema centrale della politica estera della nostra presidenza del Consiglio dell'UE. L'Unione europea ha un grande interesse strategico nel lavorare attivamente a una cooperazione con la Cina, uno dei principali attori di questo secolo. Nei colloqui che intrattengo con questo Paese continuo a sentire quanto i cinesi siano stupiti del fatto che si parli dell'ascesa del loro Paese, perché nella loro percezione questa civiltà, vecchia di 5.000 anni, sta soltanto ritornando ad assumere quel ruolo centrale che aveva occupato per secoli sulla scena mondiale. Nella futura realizzazione delle nostre relazioni non si tratterà soltanto dell'espansione dei volumi commerciali o del mantenimento di relazioni basate su protocolli, quanto piuttosto di riconoscere come europei la determinazione con cui la Cina stia assumendo una posizione di leadership nelle strutture dell'architettura internazionale. Ma non dobbiamo soltanto prendere atto di ciò, bensì accettare questa sfida con sicurezza in noi stessi.

Durante la nostra presidenza troveremo all'ordine del giorno una serie di temi relativi alle nostre relazioni con la Cina. Vogliamo pertanto portare a compimento l'accordo sugli investimenti che è in corso di negoziazione da molti anni. Certo, questo è un progetto davvero molto ambizioso. Vogliamo raggiungere progressi nelle questioni relative alla protezione del clima e dell'ambiente. Vogliamo portare un avanzamento nello stato di salute globale e scambiarci idee su come poter migliorare, attenendoci a criteri di trasparenza, in caso di pandemie globali. Vogliamo inoltre scambiarci opinioni sulle nostre rispettive relazioni con l'Africa e capire come poter coordinare al meglio il nostro impegno, e stabilire in tale contesto adeguati standard che possano rendere possibile uno sviluppo sostenibile.

Tutti questi temi relativi alle relazioni tra UE e Cina sono già di per sé abbastanza ambiziosi, e lo sono ovviamente ancor di più perché la Cina non è solo un partner e un concorrente, ma è un Paese con il quale vi sono profonde differenze in ambiti quali stato di diritto, libertà, democrazia e diritti umani; pensiamo solo alla situazione a Hong Kong in considerazione del principio "un Paese, due sistemi". Tuttavia, il fatto che dalla Cina ci separino elementi di fondamentale importanza non deve rappresentare un deterrente contro lo scambio, il dialogo e la cooperazione, soprattutto non in un momento in cui stiamo assistendo a un crescente inasprimento dei contrasti tra Stati Uniti e Cina. Piuttosto, in questo momento è più che mai importante un dialogo aperto, critico e costruttivo, al fine di poter affermare i nostri valori e interessi europei.

 

Signore e signori, un altro tema centrale della nostra politica estera di quest'anno è l'Africa. Per il mese di ottobre è previsto un vertice dell'UE con l'Unione africana, che ha come obiettivo un approfondimento in materia di partenariato con questi paesi. In tale contesto anche la nostra azione congiunta contro il coronavirus dovrà svolgere chiaramente un ruolo, ma non solo. Possiamo però già prevedere che molti paesi africani soffriranno enormemente delle conseguenze socioeconomiche provocate dalla pandemia. Dobbiamo quindi trovare insieme una risposta alla domanda su come mitigare queste conseguenze. Allo stesso tempo, però, possiamo anche imparare molto dai paesi africani, i quali hanno già la loro propria esperienza nella gestione delle pandemie. Anche i temi legati al clima, alla migrazione, a uno sviluppo economico sostenibile e, naturalmente, alla pace e alla sicurezza – solo per citare alcuni esempi – saranno inclusi nei nostri colloqui con l'Africa.

Tutti questi sono settori in cui la Germania e l'Europa, negli ultimi anni, hanno significativamente rafforzato il loro impegno politico. Prendiamo per esempio in considerazione la guerra civile in Libia. La conferenza sulla Libia che ha avuto luogo lo scorso gennaio a Berlino ha contribuito a sostenere gli sforzi di pace delle Nazioni Unite. Gli sviluppi in Libia delle ultime settimane sottolineano che la possibilità di stabilizzare il Paese ci sarà soltanto se le parti approveranno il progetto negoziato dalle Nazioni Unite sul cessate il fuoco e se torneranno a sedere al tavolo dei negoziati. Oltre alla Libia, nel contesto della politica di difesa e di sicurezza comune dell'Unione europea, sarà anche importante garantire il proseguimento, quanto più possibile, delle operazioni e delle missioni europee. Possiamo raggiungere quest’obiettivo solo in stretta coordinazione con partner come le Nazioni Unite.

 

Signori e signore, l'Europa non può affrontare da sola sulla scena globale queste sfide delineate. L'Europa ha bisogno di partner e alleati per fronteggiare con sforzi congiunti le sfide centrali del nostro tempo e per potere crescere attraverso di esse.

 

Il partner principale dell'Europa sono gli Stati Uniti d'America. Sono ovviamente consapevole del fatto che in questo momento la cooperazione con l'America risulta più difficile di quanto vorremmo. Ciò vale sia per la politica legata ai temi climatici sia per la politica commerciale e, in questo momento, anche in merito alla questione dell'importanza delle organizzazioni internazionali nella lotta contro la pandemia di coronavirus. Tuttavia, sono profondamente convinta che le relazioni transatlantiche, la cooperazione e l'alleanza con gli Stati Uniti e la NATO siano e rimangano un pilastro portante e fondamentale della nostra politica estera e di sicurezza. È nel nostro proprio interesse nazionale ed europeo non solo preservare questo pilastro, bensì renderlo più forte. Perché per assicurare l'ordine globale, la pace e la stabilità e per affrontare le grandi questioni del nostro tempo dipendiamo gli uni dagli altri. Soltanto in questo modo potremo affermare con determinazione queste nostre cause nel mondo.

Non dovremmo mai dimenticare che l'Europa non è neutrale. L'Europa fa parte politicamente dell'occidente. Se l'Europa vuole affermare sé stessa e i suoi valori nel mondo – e questo è ciò che vogliamo, e anche ciò che dobbiamo –, tutto ciò può riuscirci soltanto se prendiamo il nostro destino nelle nostre mani in un modo più forte di prima, e se agiamo come partner affidabile nel solco della comunità di valori e interessi del mondo occidentale. Secondo me, le due cose stanno insieme. Entrambi sono i due lati della stessa medaglia.

Tutto questo contraddistingue anche il nostro rapporto con la Russia. Vi sono molteplici importanti motivi per aspirare a buone relazioni con la Russia. Tra questi dobbiamo annoverare la prossimità geografica e la condivisione di una storia comune, sfide globali e reciproche relazioni economiche. Il più grande Paese del mondo ha dalla sua parte anche numerose buone ragioni per intrattenere relazioni costruttive con l'Unione Europea e la Germania.

 

È per questo che sin dall'inizio del mio cancellierato mi impegno a favore di un dialogo critico e costruttivo e di una convivenza pacifica. Alla base di ciò vi è solo la comprensione per cui nelle relazioni internazionali non è il diritto del più forte a valere, ma la forza del diritto. Questa rappresentazione delle nostre relazioni estere include, ad esempio, un impegno nei riguardi dell'Atto finale di Helsinki e della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. La Russia ha ripetutamente violato questo canone di valori e regole, ha scatenato nelle sue immediate vicinanze una cintura di conflitti irrisolti e ha annesso la penisola ucraina di Crimea in piena violazione del diritto internazionale, sostiene inoltre stati fantoccio in parti dell'Ucraina orientale e attacca le democrazie occidentali, tra cui la Germania, con mezzi ibridi.

La Russia continuerà senza dubbio ad essere un tema di cui torneremo ad occuparci durante la presidenza del Consiglio dell'UE. Noi, ad ogni modo, ci troveremo ad indicare i casi in cui vengano violate le regole fondamentali del diritto internazionale. Se non ci saranno progressi nel processo di Minsk, dovremo mantenere le sanzioni esistenti. D'altro canto, la presidenza del Consiglio ci offre l'opportunità di immettere nuovi slanci all'interno delle nostre relazioni. Pensiamo soltanto ai temi come Libia, Siria, protezione del clima, salute globale. In questo modo potremo esprimere i nostri valori sia attraverso i nostri principi che con il nostro impegno.

 

Signori e signore, un virus del diametro di 140 nanometri ha scatenato un potente impatto su scala globale. Le conseguenze della pandemia caratterizzeranno in maniera consistente e per un periodo di tempo indeterminato la nostra comune politica estera e di sicurezza europea. Durante la nostra presidenza vogliamo contribuire al rafforzamento interno dell'Europa, in modo da poter apparire su tutta la scena globale quale ancora di stabilità. Insieme vogliamo portare l'Europa a una nuova forza.

Konrad Adenauer aveva ragione, quando con la sua famosa frase, che vorrei citare in conclusione, affermava: “L'unità dell'Europa era un sogno di pochi, divenne una speranza per molti. È una necessità per tutti noi oggi.” E in tal senso auguro a tutti noi molta forza per i compiti che ci attendono, ringrazio ancora una volta la Fondazione Konrad Adenauer per l'invito e auguro a tutti voi una buona discussione.

 

Mercoledì 27 maggio 2020


Traduzione a cura di Dario Morabito. 

Per leggere il testo originale in lingua tedesca, clicca qui.

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